Se ne parlerà alla Federico II di Napoli dal 12 al 14 ottobre al 65° Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia “Geografie del Metaverso”
“All’Università il 90 per cento degli studenti si presenta con gravissime lacune nelle conoscenze di base della geografia, quasi del tutto impreparati a leggere e riconoscere i fattori geografici, culturali e ambientali come chiave di accesso all’apprendimento di altre forme di saperi: dalla letteratura alla storia, dall’antropologia alla storia dell’arte fino all’economia o la filosofia”.
Della crisi della materia all’applicazione del Metaverso nella didattica della Geografia: se ne parlerà a Napoli, dal 12 al 14 ottobre, al 65° Convegno nazionale “ Geografie del Metaverso – territori digitali e nuove progettualità educative – presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Federico II di Napoli.
“Il richiamo strumentale all’utilizzo delle nuove tecnologie suona spesso come retorico se non è associato all’acquisizione di adeguati strumenti cognitivi per la propria istruzione ed educazione. I dati parlano chiaro: – denuncia il presidente dell’Associazione Nazionale Italiana Insegnanti di Geografia e presidente del Consiglio di Area didattica in Geografia teorica e applicata alla Sapienza di Roma Riccardo Morri – gli istituti più penalizzati sono quelli Tecnici e Professionali, dove la materia viene insegnata dai docenti non abilitati all’insegnamento della geografia (classe A-21). Pochi anche i docenti di geografia nella scuola italiana: nell’anno scolastico 2021/2022 sono stati poco meno di 1500 a fronte degli oltre 20mila che insegnano italiano o scienze. E, anche al liceo la
situazione non è molto incoraggiante: qui la materia è associata alla storia, le ore sono solo tre a settimana e spesso, non essendo prevista la possibilità per i docenti A-21 di insegnare nei licei, si predilige lo studio della prima materia a discapito della seconda”.
Ricordiamo che Geostoria non è una materia presente nell’ordinamento scolastico italiano, ma di fatto il voto resta unico.
“Siamo consapevoli e sosteniamo l’importanza dell’insegnamento della storia – continua Morri – , ma questo non può impedirci di denunciare la negazione del valore formativo della geografia. Senza dimenticare che globalizzazione, flussi migratori, sviluppo sostenibile, cambiamenti climatici, geografia politica, conflitti e disuguaglianze sociali, sono spesso tracce d’esame per gli studenti
dell’ultimo anno, che, tuttavia, giungono alla prova di studi più importante senza una reale conoscenza della materia né, tanto meno, una vera consapevolezza”.
Come evidenziato dal XV Rapporto della Società Geografica Italiana “Viaggio nella scuola d’Italia”, il nostro sistema scolastico presenta i più alti tassi di rischio e povertà educativa nel Mezzogiorno e nelle aree interne, dove nel 1881 si registravano i valori più alti di analfabetismo. Non è un caso che la diminuzione di plessi scolastici, che si è avuta nel nostro Paese a partire dagli anni 2000, si sia concentrata proprio in questi territori e, soprattutto, nella scuola dell’infanzia e alle medie.
“Questo significa – conclude il presidente Aiig (Associazione Italiana Insegnanti di Geografia) Morri – che la scuola italiana negli ultimi anni non ha più funzionato come strumento di riequilibrio sociale”.
Il ricorso consapevole al Metaverso nella didattica della geografia può essere un ulteriore strumento nel mitigare l’impatto delle disuguaglianze territoriali.
Ed è proprio dalla città di Napoli che partirà il primo corso sul metaverso, realizzato nell’ambito di un progetto Erasmus coordinato dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Ateneo federiciano. Le attività saranno aperte non solo ai docenti e agli studenti ma anche a tutti coloro che vorranno vivere un’anticipazione del futuro. “Pensiamo alle molteplici possibilità formative che questi affascinanti spazi di realtà virtuale possono offrire agli studenti di ogni ordine e grado: –spiega Daniela La Foresta, Ordinario di Geografia- economico Politica all’Università Federico II di Napoli e direttore del laboratorio TEDI Territori Digitali – dalle più semplici esperienze immersive, come una passeggiata sul K2, fino alle opportunità di sperimentazione e simulazione di scenari predittivi. E’ questa certamente un’occasione eccezionale per tanti giovani che imparerebbero ad amare, di nuovo, la materia e, al contempo, ad incrementare la consapevolezza dello spazio nel quale vivono così come la capacità di risoluzione collaborativa dei problemi “.
“È stato già sperimentato – continua la prof. – come le nuove tecnologie digitali, quali il metaverso, rivelino un coinvolgimento degli studenti del 50 per cento in più rispetto alla lezione tradizionale. Sia chiaro che il metaverso non vuole sostituirsi alla didattica frontale ma semmai integrarsi ad essa per catalizzare l’attenzione degli studenti”.
E sono infatti diverse le scuole italiane, dove il metaverso è già realtà.
A Cremona, per esempio, gli studenti di una scuola Secondaria hanno ricostruito aree della
città, realizzando al loro interno un gioco interattivo finalizzato alla scoperta della storia e dell’arte locale. A Procida, studenti provenienti da 8 diverse regioni hanno affrontato la sfida tematica di rappresentare in VR il concetto di non confine, per imparare a raccontare la società fuori dallo spazio fisico. E infine, nel Lazio, trenta Istituti hanno partecipato ad una sperimentazione, con il coinvolgimento di 168 docenti e più di 3mila alunni, per realizzare un curriculum digitale.
Ma che cos’è esattamente il metaverso?
Presentato come il futuro di Internet, il metaverso è oggi una piattaforma priva di centro e senza apparenti gerarchie. Una sorta di “luogo” inesplorato, ancora tutto da colonizzare, governare e normare, in cui si stanno affermando nuovi attori geopolitici e geo-economici.
“La scuola di oggi – conclude La Foresta- è prevalentemente concentrata sull’integrazione delle tecnologie digitali immersive nei programmi scolastici e nella didattica quotidiana.
Molti esperti ritengono che il metaverso diventerà una componente onnipresente anche in molti altri settori lavorativi nell’immediato futuro”.
Ed è proprio ad una scuola italiana, l’Istituto Comprensivo Sperone-Pertini di Palermo e alla sua Dirigente scolastica Antonella Di Bartolo, che nella due giorni di lavori verrà assegnato il Premio Geografia Giorgio Valussi per aver saputo ridurre, in 10 anni, la dispersione scolastica dal 25 al’1 per cento. Un esempio virtuoso basato proprio sull’idea di scuola come presidio sul territorio, capace di cambiare le sorti di chi vive in un determinato contesto, tornando a fare della scuola quella leva di promozione sociale che diventa esempio, concreto, di democrazia e di democratizzazione.