L’applicazione della riforma degli istituti professionali è alle porte. Dall’anno scolastico 2018/2019 le classi prime entreranno in un nuovo ordinamento che prevede un ripensamento del quadro orario e dell’organizzazione didattica. Nel nuovo quadro orario, le discipline sono raggruppate in assi. La disciplina “geografia” è presente al primo biennio (primo e secondo anno) inserita all’interno dell’asse storico sociale. L’asse storico-sociale prevede 264 ore nel primo biennio, che si traducono in 4 ore settimanali al primo anno e 4 ore al secondo anno da ripartire fra tre materie: “storia”,”geografia”, “diritto ed economia”.
Ogni istituto, in regime di autonomia scolastica, dovrà decidere come ripartire quelle ore fra le discipline, tenendo conto di molteplici criteri. Ne prendiamo in considerazione tre, uno qualitativo, uno quantitativo, uno basato sulla formazione degli organici.
Il criterio qualitativo è quello di congegnare il piano di studi in modo da garantire i risultati di apprendimento declinati in competenze, conoscenze ed abilità, quindi i collegi dei docenti, chiamati a decidere sulla ripartizione oraria, dovranno tenere conto dei risultati di apprendimento che il MIUR ha recentemente reso noti.
I risultati di apprendimento comuni a tutti i percorsi professionali, sono organizzati per “competenza di riferimento”. La geografia si presta al raggiungimento di diverse competenze, ad esempio Riconoscere gli aspetti geografici, ecologici, territoriali, dell’ambiente naturale ed antropico, le connessioni con le strutture demografiche, economiche, sociali, culturali e le trasformazioni intervenute nel corso del tempo prevede un certo numero di abilità geografiche che sono attribuite sia all’asse storico-sociale che a quello scientifico-tecnologico.
Altro criterio di cui tenere conto per decidere come ripartire le discipline nell’asse storico-sociale, è quello quantitativo. Infatti è vincolante non decurtare una disciplina più del 20% del suo monte-ore. Per incontrare i criteri qualitativo e quantitativo presi in considerazione l’insegnamento di geografia non deve necessariamente essere di un’ora settimanale, potrebbe essere anche di due ore o più. Si deve trovare un equilibrio in modo che la somma delle ore di “storia”, “geografia” e “diritto ed economia” corrisponda al totale delle ore dedicate all’asse storico-sociale.
Se i criteri di scelta delle discipline fossero solo questi, non ci sarebbero difficoltà a dire che la geografia verrà rivalutata, ma la realtà è diversa. Infatti il decreto 13 aprile 2017 n.61 offre ai presidi la possibilità di formare gli organici basandosi sui docenti già titolari nell’istituto. In questo modo si tengono sotto controllo i “costi” e si limitano i soprannumerari, ma il meccanismo favorisce le classi di concorso numericamente più forti che hanno più docenti inseriti negli organici e mette in difficoltà i docenti della classe A21 che hanno poche titolarità nei professionali, a causa del fatto che, per costituire una cattedra di geografia A21 in un istituto professionale, finora ci sono volute diciotto classi prime o seconde.
Abbiamo quindi motivo di preoccuparci e di consigliare a tutti i docenti A21 che lavorano nei professionali, di vigilare sull’operato dei dirigenti scolastici e sui prossimi organici. Abbiamo già ricevuto spiacevoli segnalazioni di scuole che, tenendo conto solo del criterio relativo agli organici, hanno addirittura eliminato la disciplina geografia, che è invece espressamente prevista dalla riforma.
Ancora una volta, dobbiamo, all’interno delle scuole, non dare nulla per scontato, stare attenti e difendere la nostra disciplina.