Se una persona totalmente estranea alle dinamiche
scolastiche del nostro Paese leggesse le tracce
della prima prova scritta dell’Esame di Stato,
comune a tutti gli indirizzi, affermerebbe, senza dubbio
alcuno, che la geografia occupa uno spazio estremamente
importante all’interno del sistema scuola in
Italia, sia come ore di insegnamento, che come ampiezza
e approfondimento dei programmi.
Ben cinque tracce, sul totale delle sette proposte mercoledì
19 giugno 2013 ai candidati, si ricollegano infatti
a tematiche geografiche. Il caso più eclatante è quello
del titolo sui BRICS, i grandi Paesi emergenti, la cui
analisi è stata presentata come argomento di ambito
storico. A prescindere dal fatto che un argomento di
geografia economica venga proposto come afferente
all’ambito storico, è significativo che solo l’1,3% degli
studenti (dato elaborato dal MIUR su un campione
di 461 scuole) abbia scelto questa traccia. È evidente
il fatto che gli studenti italiani non conoscono le dinamiche
di sviluppo dei BRICS, perché nessuno gliele
ha mai spiegate, mancando la materia “Geografia
generale ed economica” nella gran parte degli indirizzi
scolastici. Le ricadute geografiche (sorprendenti
solo per chi non si occupa dei problemi dell’insegnamento
della nostra disciplina) non si limitano però solo
a questo titolo: il tema di ambito letterario proponeva
infatti l’analisi di un testo di Claudio Magris, incentrato
sulla riflessione circa i concetti di viaggio, di
confine e di frontiera; l’argomento del saggio breve
riguardava il rapporto fra individuo e società di massa,
tematica impossibile da affrontare senza avere cognizione
alcuna delle dinamiche della globalizzazione,
fondamentali anche per affrontare la traccia su Stato,
mercato e democrazia, per la quale erano necessarie
almeno nozioni di base circa la globalizzazione finanziaria
e la crisi dello Stato-Nazione. Per finire, anche
per svolgere il tema sulla cooperazione internazionale
come elemento fondamentale per il progresso
delle specie viventi, risultava imprescindibile conoscere
l’opera delle grandi organizzazioni internazionali
(Onu, UE, altri organismi intergovernativi), argomento
pure di competenza della ricerca geografica.
Sarebbe quindi piuttosto sorpreso il personaggio citato
all’inizio nel sapere che la geografia, e in particolare
la geografia economica, sta inesorabilmente
scomparendo dai programmi di quasi tutti gli indirizzi
della scuola di secondo grado in Italia, mentre
in quelli in cui rimane viene relegata ai primi
due anni di un percorso quinquennale, periodo nel
quale le tematiche non possono essere approfondite
come meriterebbero, vista anche la mancanza
di basi degli studenti.
Le presenti e altre riflessioni sui destini della nostra
materia, riprese efficacemente in questo numero
da L. Mercatanti (pp. 42-45) e dai coordinatori di
“Spazio 39” A. Danese e P. Pepe (pp. 47- 48), hanno
accompagnato lo svolgimento dei corsi del TFA
(Tirocinio Formativo Attivo) della classe A039 - Geografia,
conclusisi nel luglio di quest’anno in diversi
atenei italiani. Come sottolineato dal titolo stesso
del percorso di studi, l’esperienza formativa è stata
importante, sia in ambito teorico per quanto riguarda
la riflessione e la discussione sulle strategie
didattiche, sia in relazione al tirocinio diretto,
effettuato nelle scuole da ogni iscritto al TFA. Durante
questa esperienza l’affiancamento ai tutor ha
dato luogo a una trasmissione di competenze derivante
dall’osservazione in prima persona delle modalità
di spiegazione agli alunni, di gestione della
classe e di valutazione da parte di docenti di ruolo
con un’importante esperienza di insegnamento.
Se nel suo complesso l’esperienza è stata positiva -
al netto delle difficoltà burocratiche e organizzative
riscontrate in molte università a causa dei tempi
molto ristretti di attivazione dei percorsi - sarebbe
ora davvero paradossale se essa non venisse innestata
in un naturale percorso di accesso all’insegnamento
che passi attraverso un concorso e, a fronte
di un risultato positivo in quest’ultimo, si traduca
in una immissione in ruolo in una scuola italiana,
la quale dovrebbe urgentemente rivedere i propri
programmi e riconoscendo il giusto spazio all’insegnamento
della geografia. |
2. Editoriale
Laboratorio Didattico
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